Rina sta puntando sull’idrogeno

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza segna uno spartiacque verso un mondo a impatto zero. Leggendo la significativa dote del green, ovvero 59,33 miliardi, si ha la sensazione che la transizione verde possa veramente avvenire. Senza contare l’aggiunta di 9,3 miliardi provenienti dal fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri lo scorso 15 aprile. In totale si tratta di 68,6 miliardi sui 222,1 miliardi assicurati dal Recovery plan. 

La spinta è dunque forte e sono numerose le aziende che stanno mettendo a disposizione le proprie competenze per partecipare alla sfida dell’abbattimento di emissioni, una di esse è Rina, società di certificazione e consulenza ingegneristica, che sta puntando molto su questo settore, da tempo. L’azienda fornisce un’ampia gamma di servizi nei mercati energia, marine, certificazione, real estate e infrastrutture, mobilità e industry. Con un bilancio atteso per il 2020 pari a 495 milioni di euro, l’azienda conta più di 3.900 risorse e 200 uffici in 70 Paesi nel mondo. Vanta competenze ingegneristiche di rilievo per supportare la transizione energetica, lungo tutta la filiera produttiva, verso un più esteso utilizzo dell’idrogeno. 

L’idrogeno può essere prodotto in diversi modi: quando si parla di idrogeno ‘clean’ si intende l’idrogeno prodotto esclusivamente da fonti rinnovabili e quindi a impatto zero. Nello scenario sviluppato da Hydrogen Roadmap Europe: Un percorso sostenibile per la transizione energetica europea, l’idrogeno potrebbe coprire entro il 2050 fino al 24% della domanda finale di energia e creare 5,4 milioni di posti di lavoro, oltre a contribuire alla riduzione di 560 milioni di tonnellate di Co2. Oggi il consumo globale di questo materiale ammonta a circa 75 milioni di tonnellate all’anno, secondo l’ultimo rapporto dell’International Energy Agency (Agenzia internazionale dell’energia, IEA). L’idrogeno clean è l’unica variante prodotta senza emissioni di Co2, mediante l’elettrolisi dell’acqua alimentata da energie rinnovabili. Una delle sfide dell’idrogeno è che non viene sempre prodotto dove c’è effettiva necessità di utilizzo, infatti le zone ad alta capacità produttiva di energia rinnovabile sono spesso in aree remote. Esiste dunque un’esigenza di trasporto e di stoccaggio, che può essere assolta dalle infrastrutture già esistenti.

Per poter svolgere le attività di verifica e studiare e sviluppare test sulla compatibilità con l’idrogeno di queste infrastrutture e apparecchiature – e per avviare sperimentazioni, analisi e scouting tecnologico in vari ambiti riguardanti l’idrogeno – Rina possiede con l’Università della Calabria il primo laboratorio in Italia (uno tra i pochissimi al mondo) capace di eseguire test ad altissima pressione (fino a mille bar) per lo stoccaggio di gas tra i quali l’idrogeno. 

Altre infrastrutture cruciali per l’abbattimento delle emissioni sono quelle delle industrie hard-to-abate come quella siderurgica, in prima linea nella sfida della decarbonizzazione. Rina può avvalersi di una camera a combustione nei suoi laboratori di Dalmine, che consente simulazioni, verifiche e prove sulla compatibilità di bruciatori industriali con gas naturale miscelato a idrogeno. Questo per far sì che si abbassi il contenuto di carbonio del combustibile e, di conseguenza, le emissioni di Co2 nell’atmosfera.

Recentemente, Rina ha sottoscritto alcuni memorandum of understanding: con Snam, società di infrastrutture energetiche attiva nel trasporto, nello stoccaggio e rigassificazione del metano; con Axpo, azienda leader nella produzione e nel rifornimento di energia; e con Sdari (Shanghai merchant ship design & research institute), uno dei più prolifici istituti di ricerca e progettazione navale in Cina.

Questi MoU hanno lo scopo di sviluppare iniziative legate alle tecnologie dell’idrogeno in diversi settori industriali, nonché la definizione di programmi pilota per la produzione di idrogeno clean.

Con Snam, Rina ha iniziato la verifica della compatibilità delle linee gas esistenti per il trasporto dell’idrogeno, che può avvenire sia attraverso analisi e verifiche sulle classi dei materiali che compongono le reti, sia tramite prove specialistiche di laboratorio.

Nel settore marine Rina ha contribuito, con Fincantieri, all’avvio della costruzione della nave sperimentale all’idrogeno Zeus (Zero emission ultimate ship): un’unità navale prima nel suo genere al mondo, il cui completamento dei lavori è previsto a breve. Rina ha iniziato a collaborare a progetti finanziati nel settore produzione, trasporto e stoccaggio idrogeno già dieci anni fa, con il progetto pilota H2SusBuild a Laurio, in Grecia. Grazie all’utilizzo dell’idrogeno è stato possibile stoccare l’energia rinnovabile prodotta in loco e rendere, in questo modo, energeticamente autonomo un edificio: una prima applicazione reale in piccola scala di ciò che potrebbe avvenire per zone più estese.

Un progetto simile, HydroGlen, si è svolto di recente anche in Scozia, a Glensaugh, dove Rina ha condotto uno studio di fattibilità per far sì che l’idrogeno clean fornisse energia rinnovabile al 100% al sito, una azienda agricola. “Abbiamo scelto di perseguire una chiara strategia esg che ci veda protagonisti nella transizione energetica e molto attivi nella decarbonizzazione”, dice Ugo Salerno, presidente e ceo di Rina. “In particolare, sull’idrogeno stiamo sviluppando numerosi progetti e attività in diversi settori: dallo shipping all’industria siderurgica, al ferroviario, fino alle tecnologie legate allo stoccaggio e al trasporto”. 

Il nostro Paese ha l’obbligo di dare un valore aggiunto cruciale nel raggiungimento degli ambiziosi obiettivi della Commissione europea sulla sostenibilità – arrivare a zero emissioni entro il 2050. Come? Dotandoci delle migliori strategie e di validi piani e investimenti. 

“Sono convinto”, conclude Salerno, “che l’idrogeno rappresenti in questo momento una delle migliori opzioni per ridurre le emissioni di anidride carbonica nel pianeta e riconfermiamo il nostro impegno nel comune obiettivo di contribuire concretamente al contenimento del riscaldamento globale. Noi, come Rina, vogliamo infatti dare un concreto supporto alle filiere produttive per far sì che venga messo a frutto tutto il potenziale che abbiamo in Italia”.


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Fonte: Forbes